Lun. Set 16th, 2024

Il brano “Child in Time” dei Deep Purple, pubblicato nel 1970 all’interno dell’album In Rock, rappresenta non solo un pilastro della storia del rock, ma anche un esempio straordinario delle capacità vocali del cantante Ian Gillan

Redazione

Con una durata di oltre 10 minuti, il pezzo è una vera e propria epopea sonora che permette a Gillan di dimostrare il pieno controllo della sua voce, spingendola oltre i limiti convenzionali del canto rock dell’epoca.

I Tre Registri Vocali di Ian Gillan

In “Child in Time”, Ian Gillan utilizza tre registri vocali distinti, dimostrando una versatilità e un’estensione vocale straordinarie. Questi tre registri sono:

  1. Voce di Petto (Chest Voice): Nella parte iniziale della canzone, Gillan canta con la voce di petto, caratterizzata da un tono caldo e pieno, che trasmette un senso di pacata riflessione. In questa fase, la voce di Gillan è calma e controllata, quasi sussurrata, costruendo gradualmente la tensione emotiva che esploderà nella sezione successiva del brano.
  2. Falsetto/Voce di Testa (Head Voice): Man mano che la canzone progredisce, Gillan passa a una voce di testa (o falsetto), con la quale raggiunge note incredibilmente alte. Questa transizione avviene senza sforzo apparente, dimostrando la sua padronanza tecnica e il controllo della respirazione. Il falsetto di Gillan è cristallino e potente, un urlo quasi ultraterreno che cattura perfettamente l’angoscia e la disperazione presenti nel testo.
  3. Screaming (Grido/Urlo): La sezione più memorabile di “Child in Time” è senza dubbio quella in cui Gillan esplode in una serie di urla che sfidano ogni logica musicale. Questi urli non sono semplicemente una dimostrazione di forza vocale, ma esprimono un’emozione viscerale e pura. Gillan spinge la sua voce oltre i limiti del normale falsetto, utilizzando una tecnica di screaming che mantiene però una straordinaria chiarezza e intonazione. Questo tipo di urlo è diventato un marchio di fabbrica del cantante e un elemento caratteristico delle performance dal vivo dei Deep Purple.

L’Irriproducibilità Digitale

Uno degli aspetti più affascinanti delle qualità vocali di Ian Gillan in “Child in Time” è la loro irriproducibilità attraverso mezzi digitali. Sebbene la tecnologia moderna permetta di campionare voci e riprodurle con notevole precisione, c’è qualcosa nella performance di Gillan che sfugge alla replicazione meccanica.

La voce di Gillan in questo brano non è solo una questione di note e ritmo; è intrisa di un’emozione e di una dinamica che vanno oltre la semplice frequenza sonora. Il suo passaggio tra i diversi registri, la modulazione dell’intensità, e l’uso del vibrato e delle sfumature tonali creano un’esperienza sonora che è irriducibile alla semplice riproduzione digitale.

L’urlo, in particolare, rappresenta una sfida enorme per qualsiasi tentativo di campionamento. La complessità timbrica e la risonanza del grido di Gillan, che oscilla tra la dissonanza e l’armonia, non può essere catturata pienamente da un campione digitale, che rischia di appiattire la tridimensionalità di quella che è un’espressione profondamente umana e personale.

“Child in Time” non è solo un capolavoro del rock progressivo, ma anche una testimonianza delle straordinarie capacità vocali di Ian Gillan. La sua voce, in questo brano, trascende la tecnica pura per diventare uno strumento espressivo unico, capace di evocare emozioni complesse e potenti. È una performance che, proprio per la sua intensità e per la sua profondità, rimane irriproducibile attraverso mezzi digitali, sottolineando la differenza fondamentale tra l’espressione artistica umana e la riproduzione meccanica.

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