Sab. Lug 27th, 2024
uomo anziano con lo sguardo perso nel nulla

La povertà assoluta è in aumento a causa dell’incremento dell’inflazione

Redazione ( fonte ISTAT)

Nel 2022, la condizione di povertà assoluta colpisce più di 2,18 milioni di famiglie, rappresentando l’8,3% del totale, in aumento rispetto al 7,7% nel 2021. Inoltre, oltre 5,6 milioni di individui si trovano in questa situazione, registrando un incremento dal 9,1% dell’anno precedente al 9,7%. Questo peggioramento è principalmente attribuibile a un notevole aumento dell’inflazione.

uomo anziano con lo sguardo perso nel nulla

La povertà assoluta è particolarmente diffusa tra le famiglie con almeno un membro straniero, con un tasso del 28,9%. Al contrario, le famiglie costituite solo da italiani presentano un tasso del 6,4%.

Inoltre, l’incidenza della povertà relativa rimane stabile al 10,9%, simile all’11,0% del 2021, coinvolgendo circa 2,8 milioni di famiglie.

In gran parte, l’aumento osservato è dovuto all’accelerazione significativa dell’inflazione registrata nel 2022, con un aumento del 8,7% nell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), il quale ha colpito in modo più significativo le famiglie con redditi più bassi. La variazione annua dei prezzi stimata per il primo quinto delle famiglie è stata del 12,1%. Nonostante le spese per il consumo di questa fascia di popolazione siano aumentate in valore nominale, non sono riuscite a tenere il passo dell’inflazione, portando a una diminuzione del 2,5% in termini reali della loro spesa equivalente. I bonus sociali per l’energia e il gas, notevolmente potenziati nel 2022 in termini di copertura e importo, hanno contribuito a mitigare la crescita della povertà, riducendone l’incidenza di sette decimi di punto.

La povertà assoluta è più elevata nel Mezzogiorno, con il 10,7% delle famiglie coinvolte rispetto al 10,1% del 2021. Il Sud Italia ha il tasso più alto, con l’11,2%, seguito dal Nord-est con il 7,9% e dal Nord-ovest con il 7,2%. Il Centro del paese presenta il tasso più basso di povertà con il 6,4%. Tra le famiglie in condizioni di povertà, il 41,4% vive nel Mezzogiorno (rispetto al 41,7% nel 2021) e il 42,9% nel Nord (rispetto al 42,6% nel 2021).

L’intensità della povertà assoluta, che misura quanto la spesa mensile media delle famiglie povere sia al di sotto della soglia di povertà, ha registrato una lieve diminuzione a livello nazionale, scendendo al 18,2% rispetto al 18,9% del 2021. Questa tendenza è stata diversa nelle diverse regioni del paese, rimanendo sostanzialmente stabile al Nord, diminuendo nel Centro (17,1% rispetto al 18,2% del 2021) e nel Mezzogiorno (19,3% rispetto al 20,7% del 2021).

La situazione peggiora per le famiglie con 3 o più figli.

Anche nel 2022, si osserva una maggiore incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con un numero maggiore di membri. Raggiunge il 22,5% per le famiglie con cinque o più membri e l’11,0% per quelle con quattro. Sono evidenti segni di deterioramento anche nelle famiglie di tre membri (8,2% rispetto al 6,9% precedente).
La situazione più critica si verifica nelle famiglie con tre o più figli minori, con un’incidenza che raggiunge il 22,3%. In generale, anche le coppie con tre o più figli mostrano un’incidenza del 20,7%. I dati rivelano anche tassi elevati di povertà assoluta in famiglie di altre tipologie, spesso caratterizzate dalla coabitazione di più nuclei familiari (15,6%) e nelle famiglie monogenitoriali (11,5%).
Nelle tipologie familiari in cui la persona di riferimento (p.r.) ha 65 anni o più, si registra una minore incidenza di povertà assoluta (4,6% per le coppie in cui la p.r. ha 65 anni o più), anche se c’è un peggioramento rispetto al 2021 (6,5% rispetto al 5,8%) quando si considerano famiglie con almeno un anziano. In generale, si conferma che all’aumentare dell’età della p.r., l’incidenza della povertà diminuisce. Le famiglie più giovani hanno minori risorse finanziarie, in quanto dispongono di redditi mediamente più bassi e di minori risparmi accumulati nel corso della vita o ereditati.

Istruzione e lavoro: un baluardo contro la povertà.

La percentuale di povertà assoluta diminuisce in base al livello di istruzione raggiunto dalla figura di riferimento nella famiglia. Se tale figura ha conseguito almeno il diploma di scuola superiore, la percentuale è del 4,0%, ma sale al 12,5% se ha al massimo una licenza di scuola media, con un peggioramento rispetto al 2021. Le famiglie con professioni legate al lavoro operaio e simili registrano un tasso di povertà elevato (14,7%). Tra le famiglie con professioni indipendenti, soprattutto quelle che svolgono lavori autonomi diversi dall’imprenditoria o dalla libera professione, l’incidenza di povertà è dell’8,5%. Rispetto al 2021, si nota un aumento per le famiglie in cui la figura di riferimento è in pensione (dal 4,6% al 5,9%), ma i valori più alti sono riservati alle famiglie con la figura di riferimento in cerca di lavoro (22,4%), in linea con l’anno precedente.

La povertà assoluta risulta più diffusa tra le famiglie in affitto.

Nel 2022, il 17,6% delle famiglie in Italia risiede in case affittate, mentre il 73,2% possiede una casa di loro proprietà. L’incidenza della povertà assoluta varia a seconda del tipo di alloggio in cui vivono.

Sono conteggiate oltre 983.000 famiglie povere in affitto, rappresentando il 45% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza di povertà assoluta del 21,2%, a differenza del 4,8% di quelle che vivono in case di proprietà. Entrambi questi valori sono in aumento rispetto al 2021, quando l’incidenza era del 19,1% per le famiglie in affitto e del 4,3% per quelle di proprietà.

Le famiglie in affitto nel Mezzogiorno presentano un’incidenza di povertà assoluta pari al 24,1%, rispetto al 19,9% del Nord e al 20,2% del Centro.

Se si considerano le diverse tipologie familiari in affitto, l’incidenza di povertà assoluta è più elevata per le famiglie con un capofamiglia tra i 45 e i 54 anni (pari al 24,7%), mentre per quelle con un capofamiglia anziano (65 anni e oltre), si osserva una crescita dell’incidenza rispetto al 2021 (17,9% rispetto al 13,3% del 2021).

Le famiglie completamente composte da membri italiani in affitto mostrano un peggioramento dell’incidenza (dal 12,7% del 2021 al 15,2%), mentre rimane approssimativamente stabile, sebbene a valori più alti, per le famiglie con stranieri in affitto (dal 34,7% al 34,4%).

Tra le famiglie povere con membri stranieri, il 75% vive in affitto e solo il 16% possiede una casa di loro proprietà, rispetto al 32% in affitto e al 53,5% in proprietà delle famiglie composte solo da italiani in situazione di povertà.

A livello nazionale, si osserva un aumento dell’incidenza tra le famiglie proprietarie, soprattutto per quelle con un capofamiglia tra i 35 e i 44 anni (l’incidenza aumenta al 5,7% dal 3,1% del 2021), per le famiglie con minori (dove l’incidenza arriva al 6,4% dal 5,3%) e tra le famiglie con membri stranieri (con un’incidenza del 16,4%, rispetto al 9,4% del 2021).

Tra le diverse regioni, solo le famiglie proprietarie residenti al Nord mostrano segnali di peggioramento, con un’incidenza che passa al 4% dal 3,2% del 2021.

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